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giovedì 21 maggio 2015

Le Beatitudini sono un monito!


Le Beatitudini 

Ho spostato alcune frasi perché alcune sono accoppiate l’uno all’altra.

Lc 6,20-26:
20Ed egli, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio.

Chi sono i poveri di cui Gesù parla?
Nel mondo di ogni tempo i poveri ci sono sempre stati, in ogni dove, di ogni popolo, di ogni religione, ma allora chi sono i poveri di cui Gesù fa riferimento? In latri punti dei vangeli Gesù parla agli apostoli e alla futura chiesa di occuparsi della suo ovile, chi sono dunque questi poveri, sono veramente i poveri in senso materiale del termine, oppure sono poveri in senso spirituale?

Vediamo un attimo, il povero materialmente parlando è colui che si è trovato nella vita a nascere in una famiglia senza nulla, guardiamo ai bambini dell’africa, di altre regioni del mondo, senza cibo, senza vestiti, senza una casa, senza una fede, alle volte senza famiglia, sbandati e trattati come esseri inutili, questi come è sempre stato, vivono una vita spesso di sentiti, nell’ignoranza, oppure nella loro cultura indigena, che sia l’Africa come l’Europa, non cambia nulla.

Ma i poveri non solo questi, anche nella nostre città ci sono poveri, senza cultura e poveri con cultura, ma anche questi vivono sotto i ponti, nelle baracche, nelle stazioni, nelle parrocchie, ecc, ma la differenza tra questi poveri civilizzati e quelli delle foreste o dei deserti extracomunitari quale sarebbe? Nessuna! Entrambi sono poveri, entrambi sono privi di tutto, solo che tra questi poveri, esistono diverse classi di poveri, da quelli senza nulla, a quelli che sono divenuti poveri, dopo aver passato un breve o lunga vita da ricchi o da persone con una buona cultura.

Ma sono veramente questi i poveri di cui Gesù fa menzione?
Perché se guardiamo bene tutti costoro hanno commesso peccati di tutti i tipi,  come può essere che codesti poveri meritino il regno dei cieli! È la povertà che porta l’uomo a Dio? Se fosse così basterebbe divenire poveri di tutto per essere salvi, ma è così realmente? No!

Se un povero vivendo nel suo ambiente non pratica la parola di Dio, sarà da Dio solvato, solo perché è povero? No! Se un povero anche avendo ricevuto una notevole cultura  non pratica la parola di Dio, sarà salvato solo perché è povero? No!

 Ma allora a cosa si riferisce Gesù parlando di povero!

Vediamo povero cosa significa …

Il povero è colui che gli mancano le sostanze per poter vivere dignitosamente, cioè chi gli manca il danaro per poter sopravvivere.

Ma povero è anche colui che non ha cultura, colui che non ha potuto istruirsi, noi lo definiamo ignorante, ma è sempre un povero.

Vi è anche un altro aspetto dell’essere povero, quello spirituale, povero in spirito, cioè colui/lei che non gli è stato insegnato nulla a livello spirituale, che pur cercando qualcosa nessuno glielo ha insegnato, che siano questi i poveri di cui Gesù fa riferimento?

Beati voi poveri perché vostro è il regno di Dio.
I poveri in spirito, cioè colore che ambivano a ottenere uno spirito più grande ma a causa di altri non l’hanno ottenuto, per cui Dio gli darà quello che ad essi gli stato privato.  

Quindi la parola indica la privazione dell’insegnamento della parola di Dio, a chi la cerca e se costui muore senza averla ottenuto, per svariate ragioni, esso la otterrà nei regno dei cieli.

Quindi indica anche l’insegnamento che non deve venire meno, non deve mancare la parola di Cristo. Questa beatitudine è in realtà un monito, che dice in sostanza non private nessuno della parola di Cristo, perché coloro che pur cercandola non l’ha otterranno, saranno salvati.

Ecco cosa dice la beatitudine si rivolge a tutti i poveri, ma non tanto ai poveri di sostanze, quanto ai popoli che desiderano essere convertiti al cristianesimo, e per causa di altri non possono esserlo, costoro saranno salvati.

Privare un “povero” della parola di Cristo significa salvarlo, ma la privazione sarà la condanna degli altri.

24Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Qui parla dei ricchi, ma in che senso, per il fatto che essi pur sapendo molte cosce e avendo molte conoscenze, primo non praticano la parola del Signore, pur conoscendola, secondo non praticano neppure la pietà, verso i più deboli, ma oggi giorno chi sono i veri ricchi, solo coloro che hanno tanti soldi in banca oppure anche chi possederà la parola di Cristo, può essere considerato un ricco? Certamente anche costoro sono ricchi, ma se essi come gli altri si negano nel dare la parola,  loro ricevuta ecco che si compie quanto Gesù qui annuncia.  La ricchezza non è intensa solo nel possedere danaro, ma anche nel possedere virtù, cultura e conoscere la parola santa. Quindi Gesù dice chi pur avendo ricchezze, non le elargisce agli altri, ha già ottenuto in terra la sua ricompensa, altro non avrà.


21Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati.

Di che fame parla?
Quella del corpo o quella dello spirito, è un parallelismo molto simile al precedente, li si parla del povero, in senso lato, qui si parla di colui che ha fame, di cosa, di cibo, di conoscenza? Oppure ha fame di spirito e del corpo salvifico di Cristo! Si questa è la sua fame, egli sente il bisogno di aver in se il cibo divino e qualcuno glielo vieta, fa anche capire di non vietare a nessuno di assumere il Cristo in se. Perché chi vieta di cibarsi del corpo e sangue di Cristo sarà dannato, mentre colui che ha fame,
e non gli si darà da mangiare, sarà salvato, mentre colui che ha ordito contro sarà punito.

25Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame.
Qui fa capire che non si deve dar solo cibo, ma anche la parola del signore, assieme ad esso, che non serve nulla dar solo da sostentamento al corpo senza insegnare la parola del Signore, si nutre il corpo ma non si nutre lo spirito che interessa molto di più del corpo al Signore.  Non divorate tutto, lasciando una parte del mondo senza cibo e senza parola del Signore, perché il vostro cibarvi della parola del Signore potrebbe venirvi in disgrazia se non porterete nessun uomo a Dio e se non darete al prossimo il cibo di vita eterna.

Beati voi, che ora piangete, perché riderete.
Il piangere è un espressione di vario tipo, si piange per il dolore di una malattia, per la perdita di una persona cara, per svariate cose, ma si piange anche per Cristo! Si piange perché il mondo non vede il male che si fa, infatti Gesù non dice ””… a causa mia …”” a causa di Cristo si potrà perdere anche la vita, e molti piangeranno la perdita della fede, molti si dispereranno. Quando sarete lassù riderete …. Ma di chi? Il ridere è diverso dal gioire … ridere dei nemici ..

Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete
Quindi non ridete dei vostri simili, che sono nella sofferenza perché un giorno anche voi sarete nella sofferenze ed altri rideranno di voi …

22Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo.

Questo passo è facile, per tutti non c’è nemmeno bisogno di spiegarlo.


23Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo.
Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.

26Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.
In questo fa notare un particolare  dicendo di no andar incirca della lode, perché spesso questa è falsa.


In sostanza le beatitudini parlano di spargere sempre la parola del Signore senza stancarsi mai, senza mai mettersi in mostra, senza mai farsi notare, dando non solo del proprio, ma anche dando di più, e soprattutto ricordandosi di non chiedere mai al Signore alcuna ricompensa.

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Ho sempre scritto che personalmente divido i testi che Dio da me, da quelli che non sono dati da Dio a me, apponendo al testo il termine Messaggio, per far capire che il testo viene da Dio, mentre dove non vi è scritto"MESSAGGIO" sono io che scrivo e quindi da prendere con le pinze, non farò mai come facevano i profeti di un tempo che mescolavano i loro pensieri ai testi ricevuti da Dio , per cui tutto diveniva di Dio, anche le eresie, poi insegnate anche attualmente dalla chiesa ai successori."Bisogna anche dire che data l'istruzione che ricevetti da Dio fin da bambino, è indubbio che alle volte faccio uso di essa, però posso sempre errare, non sono Dio!