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martedì 14 ottobre 2014

Senza meriti, non si guadagna il Regno dei cieli.




pubblicato il 28 settembre 2014

Senza meriti, non si guadagna il Regno dei cieli.

Parabola dei due figli

Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo….«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, và oggi a lavorare nella vigna. 29Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò.30Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò.31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Dicono: «L'ultimo». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32E' venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli.

Questa parabola Gesù cosa ci vuole far capire?

Intanto a chi fa riferimento questa parabola? Lo dice in alto chiaramente, ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo… quindi parla a loro…. Questo è molto importante perché fa capire a chi rivolge la parabola, che non è per tutti, ma per coloro che governano, sia il popolo che la chiesa nel nostro caso.

Due soggetti, uno dice che va , ma poi non va; l’altro non vorrebbe andarci, ma poi  va…

Gesù chiede ai sacerdoti e gli anziani : “Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Dicono: «L'ultimo».”

La risposta di Gesù è una condanna e un rimprovero, verso la classe sacerdotale e i governanti, gli dice in pratica che costoro pur conoscendo la verità e avendola vista con mano, fanno di tutto pur di opporsi a chi ha portato loro la verità e non si pentono nemmeno, perché essi si ergono a giudici degli altri, pensando che essendo essi stessi sacerdoti credono di avere la vita eterna nelle loro mani e di riceverla senza merito, solo per il fatto di essere tali. Invece Gesù fa capire ad essi che non è così, dicendo, che, sia le prostitute che i pubblicani, hanno più meriti di loro, perché hanno riconosciuto un profeta, per le sole parole che egli ha detto.

Quindi Gesù richiama in sostanza i chi governa, perché la parabola non vale tanto per il tempo presente di quando Egli l’ha enunciata, ma per il tempo futuro, cioè per coloro che governeranno la chiesa, e in pratica li avverte, dicendo che non pensino di aver la vita eterna solo perché sono i capi o gli anziani, ma che devono riconoscere chi il Signore manda loro, e non far il contrario, perché altrimenti gente ben meno meritevole gli passerà davanti nel regno dei cieli…. Questo fa capire che non conta molto chi sei, sulla terra, valgono i meriti che acquisti per il regno dei cieli, cioè il tesoro che accumuli.



In breve nessun sacerdote deve pensare di aver la salvezza solo per il fatto di essere tale, o perché gli sia dovuta, perché così non è! Senza meriti non si va da nessuna parte.

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Ho sempre scritto che personalmente divido i testi che Dio da me, da quelli che non sono dati da Dio a me, apponendo al testo il termine Messaggio, per far capire che il testo viene da Dio, mentre dove non vi è scritto"MESSAGGIO" sono io che scrivo e quindi da prendere con le pinze, non farò mai come facevano i profeti di un tempo che mescolavano i loro pensieri ai testi ricevuti da Dio , per cui tutto diveniva di Dio, anche le eresie, poi insegnate anche attualmente dalla chiesa ai successori."Bisogna anche dire che data l'istruzione che ricevetti da Dio fin da bambino, è indubbio che alle volte faccio uso di essa, però posso sempre errare, non sono Dio!